Anche i sindaci piangono, ma quanto si portano a casa?

(la foto dell’articolo è tratta dall’edizione di venerdì 22 luglio 2011 de Il Mattino di Foggia, www.ilmattinodifoggia.it)

BICCARI (Fg) – Senza un euro, o con pochi spiccioli. I tagli dei trasferimenti statali ai comuni di piccola dimensione stanno strozzando i nostri paesi. La denuncia, ancora una volta, arriva da Gianfilippo Mignogna, giovane e battagliero sindaco di Biccari. “Se lo Stato ci manda soltanto 15mila euro, copriamo solo le spese del personale, perché noi le tasse ai cittadini non le alziamo”. Il primo cittadino biccarese grida il suo sdegno nell’imbuto di un comunicato stampa. Dall’altra parte del ‘cono’, però, sembra che non ci sia nessuno ad ascoltare. Il paese del lago Pescara ha approvato il bilancio di previsione 2015. Lo ha fatto nonostante non ci sia alcunché da prevedere, se non tempi sempre più duri per chi, come i sindaci dei Monti Dauni, si affanna a tentare di costruire futuro sui fichi secchi del presente. Mignogna ha scritto al Prefetto di Foggia “per esternare il disagio che i Comuni tutti, specie i piccoli, stanno vivendo allo stato attuale. Questo bilancio di previsione 2015 è in grado di coprire soltanto le spese relative al personale – ha scritto Mignogna – , al funzionamento degli uffici e alle utenze, al pagamento dei mutui in essere e a pochi altri servizi essenziali come la mensa e il trasporto scolastico”. Le ragioni sono presto dette: “I pesantissimi tagli al fondo di solidarietà comunale – spiega il sindaco del paese dei Monti Dauni – hanno ridotto a circa 15mila euro i trasferimenti statali per il Comune di Biccari”. “La nostra scelta è stata comunque di non aumentare la tassazione locale alla cittadinanza già vessata dall’introduzione della Tasi e dell’Imu agricola, nonché dai previsti aumenti per la Tari e la tariffa dell’acqua in caso di passaggio delle gestioni all’Aro Rifiuti e all’Acquedotto pugliese”.
Così avanti non si va. Anche perché poi le leggi dello Stato impongono rigore ferreo, sebbene unilaterale. “Si auspica – ha concluso Mignogna – un intervento correttivo del Governo in materia di trasferimenti statali e di revisione del Patto di Stabilità per i Piccoli Comuni”.
LA CASTA NON ABITA QUI. Ma quanto prendono di “stipendio” Gianfilippo Mignogna e i sindaci di questi piccoli comuni che stanno sempre a protestare? Una miseria. La famigerata “casta” è lontano anni luce da loro. Nei “municipi mignon”, quelli con una popolazione al di sotto dei 5mila abitanti, il primo cittadino per metterci la faccia tutti i giorni e combattere contro i mulini a vento riceve in cambio un compenso mensile inferiore ai 600 euro, fino a poco più di 1000 se rinuncia al lavoro che gli dava da vivere prima di essere eletto.
E così va in ogni borgo, da quelli garganici ai Monti Dauni, dove lo “stipendio” di un vicesindaco si aggira attorno ai 200 euro nella maggior parte dei casi. Un consigliere comunale può incassare un gettone di 18 euro per ogni seduta del Consiglio Comunale: facendone 10 in un anno i conti sono presto fatti. Pensare che fare l’amministratore comunale ad Accadia o a Rignano Garganico sia tanto semplice da giustificare la disparità di trattamento economico con un parlamentare o con un sindaco di una città più grande non è del tutto giusto. In un piccolo paese il rapporto tra eletto e semplice cittadino è diretto, quotidiano, spesso anche pressante. E un sindaco deve occuparsi, senza soluzione di continuità, della madre che chiede un posto di lavoro per il figlio trentenne ancora disoccupato e della progettazione di un Piano di Sviluppo Integrato che vale milioni di euro. Deve farlo, tra l’altro, senza poter contare su una macchina amministrativa adeguata: a Celenza Valfortore, come a Pietramontecorvino e nei comuni di pari grandezza, il primo cittadino può contare sul proprio Segretario Comunale per sole due volte alla settimana e magari deve accompagnare il suo unico Vigile in servizio nel sopralluogo richiesto dall’anziana inciampata sul marciapiede rotto. Nell’Italia dei paradossi, però, succede che dal 1998 gli unici tagli strutturali alla spesa pubblica siano stati operati da centrodestra e centrosinistra proprio ai danni dei piccoli comuni. Eppure l’antidoto ai veleni dell’antipolitica è qui, nella storia, nei disagi, nelle potenzialità e nella dignità di questi borghi che costituiscono la spina dorsale dell’identità italiana con i loro 5800 campanili.