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Cantieri antiracket, Foggia svolta con un cartello

Il cartello è un deterrente e avverte la criminalità: qui non si paga il pizzo. Sarà più grande del logo affisso oggi nei primi cantieri antiracket. Foggia è la prima città pugliese ad adottare il bollino per identificare gli imprenditori che non intendono piegarsi al racket, e il capoluogo dauno si candida a diventare modello e laboratorio di legalità nazionale. Il primo segnale arriva da una struttura pubblica: a dare il buon esempio sono gli Ospedali Riuniti, lì dove nascerà il Dipartimento di Emergenza-Urgenza nel giro di 30 mesi al massimo. Stesso cartello affisso davanti al cantiere di un ipermercato di via Natola, dove lavora la ditta Cacem di San Severo. La cerimonia di oggi segue la sottoscrizione del Patto Antiracket avvenuta il 12 ottobre 2015 in Prefettura, su iniziativa della Federazione Antiracket Italiana. Doveva tornare a Foggia anche il presidente onorario Tano Grasso, assente per motivi personali. Al suo posto ha presenziato il coordinatore regionale Renato De Scisciolo, insieme a Cristina Cucci, alla guida dell’associazione locale. Il protocollo punta a rinsaldare il rapporto tra imprenditori edili e forze dell’ordine, garantendo una rete di protezione a tutela dell’attività nei cantieri e, contestualmente, sottoponendo gli stessi ad uno screening accurato e a ulteriori controlli antimafia.

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