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Verile, il tempo non torna più

Il Consiglio di Stato mette la parola fine alla controversia a colpi di ricorsi innescata dalla revoca dell’incarico assessorile a Mimmo Verile nell’agosto del 2015. La V Sezione, nella camera di consiglio del 23 giugno scorso, ha respinto l’appello. “La revoca dell’assessore – si legge nell’ordinanza n. 02334/2016 – incidendo su un incarico di carattere fiduciario, risulta difficilmente sindacabile in sede di legittimità se non sotto i profili formali e sotto l’aspetto – che qui non appare dimostrato – dell’evidente arbitrarietà, in relazione all’ampia discrezionalità spettante al capo dell’Amministrazione locale”.

Al danno la beffa: Verile è stato condannato anche a pagare le spese legali, per 1500 euro. Il ricorso era stato presentato contro il Comune di Foggia e nei confronti di Antonio Bove, Claudia Lioia, Sergio Cangelli – subentrati in Giunta dopo l’esclusione di Verile, Gabriella Grilli e Gianni De Rosa – e Luigi Vigiano entrato in Consiglio Comunale quando Verile è diventato assessore ma successivamente sostituito da Nino De Rogatis dopo un’altra sentenza del Consiglio di Stato che certificava come fosse lui il primo dei non eletti. In prima istanza, si erano rivolti al Tar tutti e tre gli assessori che il sindaco Franco Landella aveva mandato a casa anzitempo, ma i giudici del tribunale amministrativo avevano già rigettato l’istanza. Le motivazioni dell’ordinanza in appello ricalcano la sentenza precedente.

Mimmo Verile, già sindaco della città negli anni ’90 con la Democrazia Cristiana e politico di lungo corso, eletto con Forza Italia alle ultime amministrative è poi passato ai Conservatori e Riformisti di Fitto. Dopo la sentenza di Franco Landella, quella del Consiglio di Stato fa sfumare definitivamente la speranza di tornare in Giunta.

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