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Libando, c’è più gusto ad essere foggiani

Le specialità di Capitanata battono tutti quanto a “mi piace”. Il successo di Libando è un dato di fatto incontrovertibile, ma ad aver brillato sono stati soprattutto gli stand autoctoni. Gli chef e i ristoratori locali si sono superati, sperimentando nuove alchimie del gusto che hanno preso per la gola il pubblico, forse più di ogni altro giorno dell’anno, magari perché stimolati da una nuova esperienza e perché non hanno proprio nulla da invidiare alle altre cucine. Hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per entrare nel grande circuito dello Street Food, e anche una marcia in più. E i foggiani che hanno assaggiato carni di paesi lontani, hanno finito per apprezzare di più il loro torcinello. O anche solo una pettola, da andarci pazzi. Oppure un raffinato “piccione”, la colomba che dentro ha un viaggio. Sui social, la frase più gettonata è stata “La Foggia che ci piace”. E forse anche i cuochi nostrani piacciono sempre di più. I numeri degli organizzatori sono strabilianti: 60mila visitatori quest’anno per la seconda edizione dal 16 al 19 aprile, fiumi di gente che scorrono anche nelle immagini, e tanti ingredienti finiti già il secondo giorno. Sono stati consumati 4 quintali di frittura di pesce, 2000 panini di mare, 1500 panzerotti, 3 quintali di olive ascolane, 70 chili di gnocchi al tartufo, 1 quintale e mezzo di lampredotto, 8 mila arrosticini, 1000 arancine di riso, 70 chili di meusa, 2 quintali di puccia salentina con il polpo, 4 quintali di patate tornado, 2 mila sfogliatelle napoletane, 500 chili di ricotta per i cannoli siciliani, 50 chili di panelle, 3 quintali di bombette e zampina, 3 mila torcinelli foggiani, 2 quintali e mezzo di paella e 150 chili di gyros pita. Ma le tipicità del territorio non sono finite, e sono ancora più buone.

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