Foggia Reagisce. E non è soltanto uno slogan. Chi era al Teatro Umberto Giordano lunedì 4 aprile lo sa. C’è stata una partecipazione emotivamente forte, elettrica, all’incontro della città con Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, e con alcune delle personalità che sulla “lotta di liberazione” contro la criminalità hanno più di qualcosa da dire, perché più di qualcosa hanno fatto e continuano a fare. C’era Daniela Marcone sul palco, esponente di Libera, figlia di Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia assassinato nel 1995. “Foggia è cambiata: una iniziativa come questa, 21 anni fa, non sarebbe stata possibile”, ha detto Daniela Marcone. Accanto a lei c’era Pippo Cavaliere, della Fondazione Buon Samaritano, l’associazione che in 20 anni ha aiutato 3.500 persone a liberarsi dalla schiavitù e dalla violenza degli usurai. C’erano Fabio Porreca, presidente della Camera di Commercio di Foggia, e l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, che assieme a Pippo Cavaliere hanno organizzato questa “giornata della consapevolezza”. Il mondo delle imprese e quello della Chiesa, entrambi presenti in ogni quartiere, negozio dopo negozio, parrocchia dopo parrocchia. E poi, vicino a Roberti, c’erano il Procuratore Giuseppe Volpe e Tano Grasso, a rappresentare l’universo delle associazioni antiracket. La mafia foggiana “si è avvalsa di larghe complicità nelle istituzioni, nella società civile e nell’imprenditoria”, ha spiegato con parole nette e chiare Franco Roberti. Complicità che la Società è riuscita a trovare perfino in parti delle “forze dell’ordine e della magistratura” ha aggiunto il Procuratore Nazionale Antimafia. Tano Grasso ha rilevato che a Foggia, città che frequenta con continuità da ormai 4 anni, “c’è una inversione di tendenza in atto: gli imprenditori denunciano (ancora pochi, ma sempre più numerosi e con maggiore frequenza ndr)”, le associazioni come Libera e Fondazione Buon Samaritano operano concretamente, e arrivano “segnali anche dalla società civile”, “ma questi segnali”, ha detto ancora Grasso, “sono assolutamente insufficienti” e la “risposta della città è ancora inadeguata” rispetto all’aggressione che sta subendo. Si è discusso di politica, delle responsabilità della mala politica, di chi amministra male, di chi è amministrando male, senza trasparenza, è complice o subalterno alla malavita. Si è parlato di ignavia, di omertà, ma si è potuta anche ascoltare la testimonianza di chi ce l’ha fatta, di chi ha avuto il coraggio, ha denunciato e ha vinto. Ha vinto. Consapevolezza, dunque. Alla criminalità foggiana sono stati assestati duri colpi, ma la strada è ancora lunga. L’incontro al Teatro Umberto Giordano è un altro di quei “segnali positivi” di cui si è discusso lunedì 4 aprile. C’erano tanti ragazzi. Tanti imprenditori. C’era una città che ha ascoltato attenta, ha partecipato con una tensione emotiva che è il contrario dell’indifferenza e della rassegnazione.
Francesco Quitadamo