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Agoravox France racconta Celle di San Vito ai francesi: “Qui sono tutti gentili”

L'articolo pubblicato sul più seguito network europeo di giornalismo partecipativo

CELLE DI SAN VITO – “AgoraVox France”, il più seguito network europeo di giornalismo partecipativo, ha dedicato un articolo molto bello a Celle di San Vito (il link all’articolo: https://www.agoravox.fr/culture-loisirs/voyages/article/celle-san-vito-la-commune-franco-243841?fbclid=IwAR08NVmfyDFtBfgIU6bXpN7grb8Kpcakjjd_e8Bz5oMD8At0_g_Nna5e2Ws). Il reportage, in lingua francese, è stato scritto da Lucia Gangale. La giornalista e blogger italiana racconta la sua visita al paese più piccolo della Puglia avvenuta il 14 settembre 2022.

“Les gens ont des manières très charmantes”, si legge nell’articolo, “prenant le meilleur du savoir faire du sud de l’Italie et du style français. Tout le monde est souriant, on me donne des informations, une gentille dame me propose de m’accompagner pour découvrir le lieu”. Che, tradotto in italiano, significa: “La gente ha modi molto graziosi, prendendo il meglio dello stile meridionale italiano e di quello francese. Tutti sorridono, mi vengono fornite informazioni, una simpatica signora si offre di accompagnarmi alla scoperta del luogo”.

“Fa piacere questa attenzione verso il paese”, ha dichiarato la sindaca Palma Maria Giannini. “Ringrazio la giornalista e Agoravox, così come rivolgo il mio ringraziamento alle testate giornalistiche che, molto spesso, dedicano spazio a Celle di San Vito”.

Di seguito, la traduzione completa dell’articolo pubblicato da AgoraVox France.

“Celle San Vito è un piccolo paese in provincia di Foggia, nel sud Italia, dove da sette secoli gli abitanti parlano la lingua franco-provenzale. Il 14 settembre 2022, spinto da immensa curiosità per questa storia (di cui ho già brevemente scritto qui) ci sono andato in macchina. Il paese si trova ai piedi del monte Cornacchia, il più alto dell’intera Puglia (1151 metri), su un crinale a forma di transatlantico immerso nei boschi. Si trova a circa settecento metri sul livello del mare. Sono perfettamente convinta che questo luogo, così come la vicina Faeto, possa costituire una miniera di informazioni per gli studi di antropologia e sociologia, ma soprattutto per quelli della Francofonia, anche e soprattutto a livello accademico. E penso, infatti, che queste realtà debbano stringere legami sempre più forti con università e centri di ricerca, per l’unicità che portano. Pochi abitanti. Nel paese mi dicono che sono una settantina, mentre sulla mappa c’è scritto 150. La gente ha modi molto graziosi, prendendo il meglio dello stile meridionale italiano e francese. Tutti sorridono, mi vengono fornite informazioni, una simpatica signora si offre di accompagnarmi alla scoperta del luogo. Ci sono fiori ovunque, una bella chiesa e strade di pietra molto pulite. Un artista locale, Gabriele Capacchione, dipinse grandi murales raffiguranti scene di vita del villaggio e rievocazioni storiche provenzali. Il Paese è guidato da un sindaco donna, Palma Maria Giannini, che è al suo terzo mandato e che sta facendo di tutto per risollevare le sorti di un Paese in permanente desertificazione, troppo lontano dai centri di decisione politica e che, di conseguenza, segue la sorte di altri comuni censiti solo quando si tratta di dare il proprio voto a questo o quel partito politico, di cadere nel dimenticatoio nel corso degli anni. In tutto il paese ha installato piastrelle artistiche bilingue che indicano i nomi delle strade. Ha restaurato l’antica masseria di San Vito dove qui fu chiamata la prima colonia provenzale formata dai soldati di Carlo I d’Angiò per sconfiggere i soldati saraceni portati nei pressi di Lucera da Federico II di Svevia. Ha fatto installare il codice QR su tutti i monumenti del paese, in modo che il visitatore sappia cosa sta visitando.

Ha creato un punto informativo per i turisti. Grazie alla Legge 482 del 1999, che tutela le minoranze linguistiche in Italia, ha creato l’Ufficio linguistico (creando posti di lavoro per i pochi giovani locali), che conserva la tradizione franco-provenzale e distribuisce settimanalmente L’Àreche, le newsletter della comunità. Ha dato grande importanza alla comunicazione relativa al suo comune, nonché alla ricerca di tutti i modi possibili per evidenziarne i percorsi architettonici e ambientali, nonché la sua tradizione gastronomica. Ha organizzato conferenze nella sala conferenze del centro storico per parlare della lingua e della storia locale. Lei ha fatto questo e molto altro, ma la notizia è che il sindaco, a cui non manca la fantasia e che è anche una donna molto simpatica (come ho visto in alcune sue interviste in rete, perché non lo so lei personalmente), ha invitato Emmanuel Macron a Celle. E Macron, attraverso la voce del suo capo di gabinetto, Brice Blondel, ha risposto anche: “Ci penserò”. L’occasione di questo scambio di lettere è l’inaugurazione di una statua di Carlo I d’Angiò sul belvedere di Celle San Vito, nell’area in cui si trova la Porte des Provençaux. L’inaugurazione della statua doveva aver luogo il 23 luglio di quest’anno, ma l’amministrazione ha deciso di rinviarla in attesa di una decisione del capo di stato francese. Il sindaco ha detto: “Questa risposta ci ha reso orgogliosi e ha riempito di gioia un’intera comunità. Siamo consapevoli che il suo arrivo a Celle non è molto probabile, ma lo speriamo fino alla fine”. Ovviamente il sindaco ha scritto a Macron in francese. Non sappiamo se l’invito a Macron avrà un seguito (fu invitato anche Nicolas Sarkozy che, nonostante abbia una moglie italiana, non è mai venuto a Celle), ma sappiamo perché lo abbiamo notato tra gli abitanti del paese, che questa visita è da loro molto attesa e che per il piccolo centro della Puglia sarebbe un vero e proprio grande motivo d’onore, che gli darebbe fama nazionale ed internazionale”.

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