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I pugliesi? Popolo di emigranti, a Sant’Agata lo sanno bene

NEL 1951, con le speranze e la ricostruzione avviata dopo la sconfitta del nazifascismo, Sant’Agata di Puglia contava 7.313 abitanti. Oggi, il “balcone delle Puglie”, splendido paese dei Monti Dauni, conta circa 2mila residenti. Le zone dell’entroterra si spopolano. Sono molti i fattori che in passato, così come ai giorni nostri, continuano a determinare l’abbandono di questi paesi. Gli emigranti di origini santagatesi, probabilmente, sono più numerosi delle persone che vivono a Sant’Agata di Puglia. Accade lo stesso per quasi tutti i paesi dell’entroterra appenninico della provincia di Foggia. Ecco perché l’associazione Santagatesi nel Mondo, presieduta da Leonardo Capano, ha pensato di realizzare un bassorilievo dedicato ai figli lontani di Sant’Agata di Puglia. Un monumento che renda omaggio alle tante persone che per necessità o scelta di vita hanno deciso di andare via, di lasciare il loro paese. Grazie alle donazioni dei cittadini santagatesi e al contributo finale dell’amministrazione comunale, l’opera sarà inaugurata domenica 30 settembre, alle ore 17, in Piazza Perillo.

A inaugurare il bassorilievo ci sarà l’autore, l’artista Leonardo Scarinzi, già autore della celebre statua del viaggiatore che si trova a Foggia nei pressi della Stazione ferroviaria e di molte altre opere. Scarinzi è uno scultore assai apprezzato, originario di Faeto, diplomato in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Foggia, attualmente docente di Tecniche di Fonderia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Si è affezionato da subito a questo progetto, grazie all’entusiasmo trasmesso dall’associazione Santagatesi nel Mondo, avendo tra l’altro già realizzato il monumento all’emigrante che si trova a Volturino. I primi emigranti partirono da Sant’Agata agli inizi del Novecento verso Argentina, Venezuela, Brasile, Stati Uniti, Canada, poi negli anni ’50 verso Germania, Francia, Belgio, Svizzera. La popolazione diminuiva anno per anno ma il boom ci fu negli anni ’60 quando in massa emigrarono tantissime famiglie, soprattutto verso Torino e Milano, dove stavano aprendo le grandi fabbriche. L’opera, che misura 1,30 metri di larghezza e 90 centimetri di altezza, sarà collocata in un luogo altamentte simbolico: il piazzale di arrivo e partenza degli autobus.

LA STORIA DI GIUSEPPE, PUGLIESE EMIGRANTE. Giuseppe aveva un valigia di cartone. Dentro c’erano i suoi documenti, il vestito buono per presentarsi a un nuovo padrone e il sogno di fuggire dalla fame patita nella sua terra, la Puglia. Ha compiuto mille viaggi Giuseppe, in tempi diversi, lungo tutto l’arco del Novecento, con facce e dialetti differenti. E’ partito da Bari, è andato via da Foggia, ha abbandonato il Salento, portando con sé i canti e le danze che oggi fanno impazzire mezzo mondo. E in cento paesi di lingua e bandiere differenti, Giuseppe l’emigrante ha fondato una colonia che oggi, tra operai, designer, artisti, e imprenditori, conta almeno due milioni di cittadini del mondo con origini pugliesi. Secondo la stima elaborata dalle anagrafi dei consolati italiani, sono 370.000 i pugliesi emigrati all’estero. Ma i numeri ufficiali tagliano fuori un intero universo di storie. Dopo la Grande Guerra, quella del 1915, migliaia di pugliesi varcano i confini del Paese per andare in Argentina, Brasile, a cercare l’America. In tanti, invece, scelgono l’Europa: le miniere del Belgio, le industrie tedesche, i cantieri di Francia e Svizzera. Finita la seconda guerra mondiale, un’altra ondata di pugliesi abbandona la propria terra. Giuseppe scopre l’Australia, nuova meta di migrazioni. Poi, dal 1951 al 1967, l’Italia assiste a un fenomeno che cambierà per sempre Paese: milioni di cittadini lasciano il Sud per andare a lavorare nelle fabbriche del Nord. In questo periodo, migliaia di pugliesi arrivano in Piemonte e in Lombardia. Giuseppe diventa il “terrone”, l’uomo venuto dal Sud, il bracciante che getta la zappa e si mette a “coltivare” acciaio e cemento. Conquiste e invasioni, scontro e dialogo tra fedi e civiltà diverse fanno parte del codice culturale della Puglia. La contaminazione con la cultura dei greci avviene grazie ai messapi e agli japigi, lungo l’arco azzurro disegnato dalla costa jonica. Poi sono i romani a eleggere l’Apulia quale terra di conquista. In seguito, arrivano gli intrecci con Bisanzio, le influenze ortodosse contrastate dai normanni. Svevi, angioini, aragonesi, borboni: ognuno di questi popoli ha lasciato le proprie impronte sull’urbanistica, l’architettura, sull’arte e perfino sui diversi dialetti, dal Griko, antica parlata del sud est del Salento, alle locuzioni di origine francese e spagnola. Oggi la Puglia continua a essere terra di migranti, tra quelli che vanno e quelli che vengono. Il flusso di rimesse inviate in Puglia dagli emigranti ha contribuito per moltissimi anni a sostenere le famiglie. Oggi, il patrimonio di conoscenze e contatti internazionali, rappresentato dalle associazioni pugliesi nel mondo, diventa una prospettiva di sviluppo sulla quale puntare con forza. In 17 paesi del pianeta, Italia compresa, sono 157 le associazioni che esportano il nome, la cultura e le produzioni della Puglia. La Regione Puglia ha istituzionalizzato il rapporto con quelle realtà. Sono stati istituiti l’albo delle associazioni e il Consiglio dei pugliesi nel mondo.

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