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Inizia la stagione irrigua, ma la Puglia non ha acqua a sufficienza per l’agricoltura

Meno 113 milioni di metri cubici d’acqua. E’ questo, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il deficit delle risorse idriche disponibili negli invasi gestiti dal Consorzio di Bonifica della Capitanata. I dati si riferiscono a oggi, 15 aprile 2020, proprio il giorno in cui lo stesso consorzio ha dato il via ufficiale alla distribuzione di acqua per uso irriguo nei distretti del comprensorio Ofanto, con una dotazione di 700 mc per ettaro. La Puglia è in gravi difficoltà per quanto riguarda le risorse idriche a disposizione dell’agricoltura. Ieri, ad esempio, nella riunione tra il Prefetto di Taranto e le organizzazioni agricole, uno degli argomenti trattati è stato proprio quello relativo alla riduzione di oltre un terzo della normale fornitura irrigua per i campi del Tarantino. Molto preoccupata anche l’ANBI, l’Associazione Nazionale Consorzi di Gestione e tutela del territorio e acque irrigue. Secondo i dati dell’Osservatorio ANBI sulla Stato delle Risorse Idriche, l’avvio dell’irrigazione si presenta in tre quadri diversi: conclamata siccità al Sud; sostanziale tranquillità al Centro; preoccupazione al Nord, seppur lenita dagli ancora cospicui manti nevosi. Seppur leggermente migliorata a seguito di alcune precipitazioni, permane largamente deficitaria la situazione delle riserve idriche in Puglia e Basilicata, i cui invasi trattengono rispettivamente circa 122 e 102 milioni di metri cubi d’acqua in meno, rispetto all’anno scorso. “L’andamento disomogeneo delle piogge sul Paese – ha commentato Francesco Vincenzi, presidente di ANBI – non fa che confermare la necessità di nuovi invasi per raccogliere le acque di pioggia da utilizzare nei momenti di bisogno; attualmente ne riusciamo a trattenere solo l’11%. È evidente, oggi più che mai, la necessità di avere un’agricoltura di qualità, i cui raccolti e quindi il reddito delle imprese rurali, già minacciati dall’estremizzazione degli eventi atmosferici, non possono essere lasciati alla mercé delle bizze meteorologiche.” Sulla stessa lunghezza d’onda, si è espresso qualche giorno fa Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia. “Rispetto all’anno scorso”, ha spiegato Raffaele Carrabba, “abbiamo a disposizione la metà delle risorse idriche. E’ una situazione che conosciamo tutti, non si può nemmeno parlare di ‘emergenza’ poiché la mancanza d’acqua è cronica e perché da anni la nostra organizzazione sta facendo appello alle istituzioni di tutti i livelli affinché si colmino determinate lacune infrastrutturali già individuate e oggetto di nostre proposte ampiamente documentate e reiterate. Non si tratta di fare polemica con questo o con i passati governi nazionali e regionali, serve piuttosto riconsiderare la situazione e cominciare seriamente a porvi rimedio. In tutta la Puglia servono nuovi invasi o comunque un nuovo piano che permetta agli agricoltori di Bari, della Bat, delle province di Brindisi, Lecce e Taranto, così come del Foggiano, di avere maggiori certezze rispetto alla risorsa idrica a disposizione per fare programmazione e investimenti. Com’è stato ampiamente dimostrato, i pozzi e gli invasi attualmente a disposizione non possono garantire che il fabbisogno del comparto primario sia soddisfatto in modo adeguato alle esigenze”. La rete irrigua italiana è lunga circa 150.000 chilometri a servizio di oltre 3.363.000 ettari, dove si produce l’85% del “made in Italy” agroalimentare; le regioni maggiormente servite sono Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Puglia e Sardegna. “L’anticipo dell’irrigazione, con la necessità di avviare gli impianti per il prelievo e il pompaggio dell’acqua, sta facendo lievitare le bollette elettriche dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, che non godono di alcuna agevolazione tariffaria nonostante il servizio pubblico reso, come testimoniato dall’operatività garantita anche in tempo di emergenza sanitaria – ha dichiarato Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Ciò, unito al doveroso posticipo nelle riscossioni delle contribuenze a causa dell’epidemia Covid-19, rischia di creare una situazione di sofferenza economica per gli enti. Per questo, ci appelliamo al Governo, affinché ne tenga conto.”

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