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Emiliano e Lopalco al centro del caos, la scuola è uno specchietto

Con le aule chiuse da settimane, esplodono contagi e ricoveri. Presidente e assessore agitano la banderuola rossa

Fateci caso. Ogni volta che la Puglia segna record di contagi e ricoveri, Emiliano e Lopalco ci agitano davanti la banderuola rossa della scuola. Ogni volta. Con le aule vuote ormai da settimane, i contagi esplodono, i ricoveri aumentano, arriva Lopalco e dice “Avevamo ragione”. Così, di botto, senza senso. Le vaccinazioni in Puglia sono in ritardo. No, non lo dicono le statistiche veicolate dai comunicati della Regione Puglia, lo urla la gente da settimane, disperata per i propri anziani genitori e per i nonni. Arriva Emiliano e cosa fa? Parla di scuola e prepara il Partito della Dad con il meccanismo già rodato delle “sagre” su whatsapp. Cortine fumogene. Il presidente e l’epidemiologo devono sfangarla per qualche altra settimana, fino a quando il caldo vero rallenterà il virus ed entrambi potranno tornare a trionfare: “Avete visto, siamo stati i migliori. Mé, ora discoteche aperte e facciamo le sagre”. Prima di allora però, sarà una guerra, soprattutto per i nostri nervi. Una guerra in cui sono loro, attraverso i propri comunicati stampa, a cercare di indirizzare paura e rabbia dei pugliesi ovviamente non su ritardi, inefficienze, casi come l’ospedale in Fiera a Bari o quello del Pronto Soccorso di Lucera chiuso da mesi. No, l’attenzione deve essere spostata sulla scuola. Con le aule chiuse ormai da settimane. Proprio Lucera, una città di 30mila abitanti, è l’esempio perfetto della dinamica degli ultimi 12 mesi. Lucera è la città in cui le scuole sono rimaste chiuse più a lungo rispetto a qualsiasi altro posto. Alle chiusure di Emiliano, infatti, nelle scorse settimane si sono sempre aggiunte quelle del sindaco Pitta. Con le scuole chiuse, Lucera ha sempre fatto registrare un aumento preoccupante dei contagi, come nelle ultime due settimane. Fu così anche durante la cosiddetta seconda ondata. Lo vediamo tutti: la zona è rossa solo sulla carta e per quelle poche attività ingiustamente (a questo punto) costrette a restare chiuse in mezzo a un mare magnum di aperture. Le industrie non hanno mai chiuso. Lo vediamo tutti quanto siano piene le strade, le zone verdi, gli spazi pubblici. Lo vediamo perché ci siamo anche noi per strada. I supermercati sono strapieni ormai da giorni e lo saranno anche oggi. Lì, quando qualcuno si ammala, non finisce nelle statistiche di Lopalco. Se uno si ammala, soltanto lui torna a casa fino a quando dovrà guarire. Colleghe e colleghi restano a lavorare, nessuna quarantena nemmeno per chi ha lavorato fianco a fianco. Altro che scuole. Altro che prima dose del vaccino. I cassieri e le cassiere, le operaie e gli operai agricoli, i lavoratori degli stabilimenti nelle zone industriali, le squadre di tecnici e operai che vanno in giro nei furgoni, quelli non finiscono nelle statistiche dell’epidemiologo-assessore. No, meglio parlare di scuola. “Ah, è chiusa? Richiudiamola con più forza”. A posto così.

fq

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